Archivio per la categoria ‘Varie’

Non solo è il cuore a piangere, ma di lacrime non ne ho quasi più. Non ce la faccio più nemmeno ad urlare. Non è da oggi, tutti sapevano, e lo Stato, soprattutto lo Stato, a tutti i livelli, ha contribuito largamente. Oggi non mi va. Sembra che tutti si sveglino improvvisamente (ma poi chi? La maggior parte dei media complici continua a tacere abbastanza, almeno delle cose di cui è meglio che non si parli). Non mi va che si usi genericamente la parola “camorra” come se fosse un’entità criminale astratta utilizzata per scaricare responsabilità. Dove erano ieri? Dove erano nel 2007? E nel 2010? E ancora prima? Qui “camorra” non solo è gli affari dei clan locali. Sono gli amministratori locali conniventi e i potenti collusi, sono gli imprenditori criminali con la loro logica spietata del profitto, è il silenzio omertoso di chi ha da sempre scelto di tacere. Qui ci hanno tolto la nostra terra, la salute, la vita, e anche i diritti civili primari. Qui a Terzigno hanno caricato, preso a manganellate, lanciato gas lacrimogeni su donne, anziani e bambini inermi, quando si provava, in una terra già stuprata e che aveva pagato troppo in termini umani e ambientali, a dire NO all’ennesimo scempio “legalizzato”, ad alzare la voce mentre ci spacciavano per “fabbriche di confetti” maxi discariche in pieno parco nazionale del Vesuvio (la Sari e la Vitiello, per fortuna quest’ultima non realizzata, almeno ad oggi) che zampillavano percolato. Ci hanno fatto passare alle cronache per i facinorosi manovrati dalla “camorra” di cui invece si denunciava il sistema e gli sversamenti illeciti. Hanno finto di stanziare soldi per bonifiche che non sono mai arrivate mentre si manteneva uno stato perenne d’emergenza studiato ad arte per aprire a go-go discariche ed inceneritori di morte per arricchire i soliti noti. Qui a Terzigno, intorno alla discarica Sari, accanto ai pregiati vitigni di Lacryma Christi, si proprio quelli lì, quelli d.o.c., la frutta cresce malformata, e come tra la frutta le malattie gravi dilagano tra la popolazione. La falda acquifera è assolutamente compromessa (c’è un rapporto di tredici pagine redatto dall’Arpac Campania che lo dice chiaro e tondo). Ma non è tutto. C’è Cava Ranieri, ancor più vicina al centro abitato, anzi diciamo nel centro, sarà forse circa un chilometro da casa mia; si tratta di un ex sito di stoccaggio di rifiuti ed ecoballe che avrebbe dovuto essere provvisorio, ma che come tutte le cose provvisorie qui, il tempo, il degrado e la non curanza hanno trasformato in un definitivo laghetto di percolato puzzolente, dove per di più sono state affossate nella monnezza alcune domus romane di inestimabile valore archeologico, rinvenute in loco nel ‘92. Ebbene, nelle strade limitrofe a questo suggestivo laghetto si muore in una casa si e in una casa anche: intere famiglie sterminate dallo stesso cancro, morti premature e malattie rare, leucemie fulminanti. Casi di meloblastoma, sarcoma, tumore alla pelle ed al colon. Tre volontarie, mie concittadine, hanno creato un aggiornatissimo registro delle vittime, con l’obiettivo di stimolare un’indagine epidemiologica e di avere un aggiornato registro dei tumori che ad oggi manca e che nessuno vuole avere, non sia mai che si accertasse che non è lo stile di vita a far venire il cancro! Ma non basta, perchè di discariche abusive ce ne sono tante, te le ritrovi qui e lì, a cielo aperto, nelle strade di periferia o addirittura nella pineta del parco nazionale: rifiuti tessili industriali, rifiuti ospedalieri, farmaci, eternit, amianto, pneumatici e quant’altro, lì ammassati pronti ad essere bruciati da “non si sa chi”. Ad ogni ora del giorno e della notte è un rogo tossico il cui odore acre penetra bronchi e polmoni. Si, perché la dose giornaliera di diossina non può mancare! Mica è roba per tutti?! Inutili le denunce, le segnalazioni con foto e video incriminanti da parte dei cittadini più attivi. Nessuna risposta dalle istituzioni (ancora una volta a tutti i livelli), o se arriva, troppo flebile. Mi sento una condannata a morte, anzi sono una condannata a morte, ad una morte lenta come diceva qualcuno. Non solo faccio parte di quella generazione condannata ad una vita di precariato e con scarse prospettive per il futuro, ma ho avuto la sfortuna di nascere in un luogo dove anche la salute è precaria, dove il cancro è sempre in agguato, e se non colpirà te o un tuo caro, hai paura che un giorno possa colpire un tuo eventuale figlio, in fondo qui ci hai vissuto 30 anni e quei veleni te li porti dentro. Eppure dietro questo velo di orrori e squallore una volta c’era una terra fertile dalla bellezza disarmante. Solo per dirne qualcuna: quella che fu la Campania Felix in cui i ricchi romani sceglievano di far sorgere le loro ville, quella che Leopardi, alla ricerca di un luogo e di un’aria salubre che potesse mitigare la sofferenza dalla propria malattia, scelse per soggiornare nel suo ultimo periodo di vita e a cui dedicò quel meraviglioso canto che è “La Ginestra”…Ed è sufficiente alzare gli occhi verso il Vesuvio in una giornata dal cielo terso per rendersene conto; ti lascia senza fiato, nonostante tutto. E allora non ti spieghi come possa essersi arrivati a tanto, non ti spieghi come abbiamo potuto permettere questo; o meglio, di spiegazioni ce ne sono tante, quelle che mancano sono le imputazioni di responsabilità. Quaggiù qualcosa non va, gira al contrario. Tu ti affanni a fare la differenziata, a selezionare ogni minimo rifiuto, cerchi di essere attenta su tutto, hai imparato, o ci stai provando, anche ad educare i tuoi consumi per sporcare al minimo, in casa cerchi di riciclare tutto fino all’usura completa, poi ti sposti nel ricco nord ed osservi con stupore, meraviglia e rabbia che lì non fanno nemmeno un minimo di raccolta differenziata, tanto i loro veleni sapevano bene dove sotterrarli. Viene voglia di scappare via da qua, il più lontano possibile, ma poi provi un senso di colpa per averci solo pensato, perché abbandonare la tua terra in queste condizioni è come abbandonare tua madre malata in un letto di morte. Così scegli di provare a Resistere, sperando che intanto gli altri si sveglino dal sonno dell’indifferenza prima di dover aspettare di essere colpiti nelle loro case, che a qualcuno possa interessare della sorte di queste donne e uomini alle pendici di un vulcano e ci aiuti a denunciare questa che è una vera e propria ECATOMBE.

Amelia Festa una condannata a morte, Terzigno.

Centro Sociale Occupato Asilo 45

E’ ora di voltare pagina! Inizia un’esperienza di autogestione nell’ex asilo di piazza Vargas a Boscoreale. Una grande opportunità per “rianimare” la piazza del centro storico, che non offriva più alcuna iniziativa per i giovani. Serate musicali, cinema, teatro, incontri, presentazioni, coinvolgimento di bambini e adulti… sono solo alcune delle attività che vengono svolte nel Centro Sociale Occupato Autogestito Asilo 45. Nonostante che l’occupazione fosse finalizzata al recupero di una struttura fatiscente ed inutilizzata da diversi anni, in totale abbandono e degrado, il sindaco Langella ha subito firmato tre ordinanze di sgombero. Vari sono stati i tentativi ed altrettanti sono stati i fallimenti del sindaco, che inspiegabilmente ed in varie circostanze si è posto contro a queste iniziative no-profit che sono partite dal basso, dai cittadini di Boscoreale, che tendono ad un’autogestione. Decisioni che sono paradossali: da un lato ci si lamenta dell’indisponibilità di fondi per le iniziative, dall’altro si cercano di ostacolare iniziative fatte senza compenso economico.

Lavoro, salute e territorio sono i temi principali che sono alla base dei frequenti incontri, a cui i cittadini sono invitati a partecipare.

Sono sempre più le persone che partecipano a queste varie iniziative ed assemblee, che si svolgono quotidianamente. Questo perché i cittadini di Boscoreale hanno capito che c’è trasparenza in questo centro, spazio dove ciascuno può liberamente apportare il proprio contributo.

Il Sindaco Langella, invece, si è comportato più da padrone del paese che da amministratore, incurante dei 1500 cittadini che hanno già firmato una petizione per sostenere l’Asilo 45. Il Sindaco ha agito finora con totale indifferenza ed insensibilità, spingendosi fino alla dichiarazione dello stato di inagibilità dell’edificio, poco dopo smentita dai tecnici, sperando magari di poter prima o poi privatizzare la struttura per realizzarci una speculazione, per alimentare magari qualche clientela. Questa esperienza in ogni caso continuerà, con o senza il consenso del primo cittadino!

Tra le varie attività, tutte riportate sia sul social network che nella bacheca posta all’ingresso dell’ ex asilo, vi segnalo un’iniziativa, la radio C.S.O.A. Asilo 45.

Link: http://asilo45.listen2myradio.com/

Su facebook: http://www.facebook.com/#!/profile.php?id=100003902182174

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La luna questa sera sorriderà!

Pubblicato: 27 febbraio 2012 in Varie
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La Luna ci sorride questa sera, per un’ oretta o poco più. Uno spettacolo per tutti, stupendo e gratuito che si rappresenta nel gran cinema all’aperto del cielo. E siccome sarà probabilmente sereno in quasi tutt’Italia non perdiamocelo.

Che cosa succede è presto detto: per la particolare posizione reciproca di Sole, Terra e Luna questa sera, da poco prima del tramonto fino alle 19.30 a seconda della città in cui siamo, la Luna si presenterà con la prima falce rivolta verso l’alto, come un sorriso, o a “barchetta” come viene chiamata.

Nulla di strano o di speciale, beninteso, è solo il frutto della particolare e transitoria geometria dei tre corpi, ma abbastanza inusuale per le nostre latitudini. Da vedere quindi, anche perché basta un attimo e un orizzonte un minimo sgombro, impossibile sbagliare, basta guardare verso ovest, dove il sole è tramontato, dalle 18 in avanti.

Ma questo, per chi vuole, sarà solo l’aperitivo. Guardando la Luna che sorride ci accorgeremo infatti senz’altro di due punti luminosi molto evidenti, allineati in diagonale con la Luna stessa. Sono i pianeti Venere, più basso e luminoso, e Giove, più in alto.

Nei prossimi 3 giorni la Luna li “sorpasserà” e poi si allontanerà. Quindi alzando gli occhi al cielo, sempre verso le 18-18.30, nei prossimi 3-4 giorni ci accorgeremo di questo sorpasso al rallentatore. Vale la pena anche di farlo vedere ai più giovani che, vivendo nelle città, quasi non si rendono conto più dell’esistenza del cielo, che pure è metà esatta del nostro ambiente naturale.

Il tutto ovviamente è un effetto prospettico, anche perché Venere sta fra noi e il Sole e Giove invece, ben più distante, è “esterno” rispetto a noi. L’allineamento è quindi apparente e le voci di catastrofi iniziano a serpeggiare in rete, ma si spera che il pubblico si sia oramai abituato alle fini del mondo, dopo le sei volte che avrebbe dovuto accadere secondo i net-profeti nel 2011.

Per chi si appassiona allo spettacolo Giove e venere continueranno ad avvicinarsi e il 13 marzo saranno in congiunzione, ossia apparentemente vicinissimi in cielo. Speriamo che le nuvole ci risparmino.

Archeologia rinnegata

Pubblicato: 11 luglio 2011 in Varie
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    Il procedere del tempo, la nostra storia recente, ci ha insegnato come l’approccio alle antichità sia profondamente mutato. Le sempre più esigue risorse economiche messe a disposizione dallo Stato riescono a mala pena a far sopravvivere le aree archeologiche più importanti, mentre le (tante) altre soffrono, agonizzanti, la situazione di continua emergenza.

Così, mentre a Pompei vengono giù muri di domus affrescate e la notizia rimbalza impazzita da una parte all’altra del Paese e poi in Europa fino a fare il giro del mondo, molte altre strutture si sgretolano o minacciano di farlo. Senza fare rumore, perché meno famose. A Roma come a Napoli, ad Agrigento come a Bevagna, nelle Marche come in Campania o nel Lazio, in Valle d’Aosta come in Sicilia. Ponti, edifici termali, domus e villae, basiliche e templi, tombe ed anfiteatri, porte monumentali e teatri.

Si taglia dove è possibile e, si sa, l’archeologia è cultura. Quindi nessuno scrupolo. Tanto più che, si dice, si tratta dell’ennesimo settore che non crea ricchezza, che non traina l’economia. Proprio per questo è necessario ridurre il numero degli scavi strictu sensu, ma non quelli cd. d’emergenza, particolarmente numerosi oltre che a Roma in tutte le città a continuità di vita. Proprio per questo

Ed anche le possibilità di interventi di semplice manutenzione si assottigliano, così che, dopo anni di obbligata incuria, spesso la vegetazione infestante s’impossessa del monumento di turno, obliterandone parti cospicue, attentandone la stabilità. A Roma è sufficiente fare una passeggiata su via dei Fori per vedere ciò che resta dei gloriosi scavi dell’anno giubilare, tanto pubblicizzati, tanto voluti, tanto costati. Cosa si presenta all’incauto visitatore che si avventuri fra quelle fragili e disordinate rovine senza un cicerone di turno. Chi ha dimestichezza con il settore sa bene le indicibili difficoltà che stanno pian piano “strangolando” l’archeologia in Italia. Ed in parte già lo hanno fatto, investendo senza alcuna ragionevole distinzione resti materiali e ricerca, documenti del passato e discipline che ne indagano le dinamiche.

Nonostante questa sorta di assuefazione alla precarietà, coltivata negli anni, provoca almeno un sussulto la notizia, poco pubblicizzata, che l’anno passato la Scuola Archeologica Italiana di Atene, senza dubbio uno dei più importanti e gloriosi enti di ricerca e tra le scuole archeologiche straniere operanti in Grecia, ha rischiato la chiusura. Il suo nome compariva nella lista nera dei tagli redatta dal ministro Calderoli e soltanto l’intervento del Presidente Napolitano ne ha permesso la sopravvivenza. Questa Scuola ha recentemente pubblicato, a cura del suo direttore, Emanuele Greco, “Topografia di Atene. Sviluppo urbano e monumenti dalle origini al III secolo d. C.”, un’opera nella quale sono confluite le tante scoperte avvenute a partire dagli anni Settanta del Novecento. Un’opera, preziosa ed unica, che dimostra ancora una volta la altissima qualità della nostra ricerca nel settore storico-archeologico, apprezzata ed anche un po’ invidiata in tutto il mondo, sostanzialmente dileggiata in Patria. Al punto da far ritenere ad alcuni rappresentanti politici di poter fare a meno di alcune sue eccellenze.

la scure del ministro delle Finanze di turno si abbatte impietosamente sui Beni Culturali e quindi anche sull’archeologia.

Proprio per questo, nelle poche circostanze nelle quali gli strettissimi cordoni delle borse statali si allargano per offrire la possibilità di interventi importanti, sarebbe necessario che non si dilapidassero quelle risorse. O almeno, che alla fine, l’intervento progettato risulti esemplare nella sua realizzazione. Ma, spesso, così non è.

Sfortunatamente l’italian style è divenuto anche questo: accanirsi anche contro chi già non gode di buona salute. Appunto i nostri monumenti antichi.

Probabilmente in questa casistica deve farsi rientrare un monumento assai importante, di una delle città antiche più famose al mondo. Il teatro di Pompei. Come hanno riportate le cronache nazionali e quelle locali, ma come ben sanno gli addetti ai lavori, l’antico edificio per spettacolo ha subito un restauro estremamente costoso, anche perché “lievitato” oltre misura rispetto allo stanziamento iniziale e assolutamente in contrasto con il suo aspetto originario. Si parla di una cifra di partenza di 449.882 euro, IVA esclusa, che nel volgere di un biennio si è molto più che decuplicata. Si parla, soprattutto, di un restauro che ne ha alterato (sfregiato?) l’immagine. In primis, ricreando i gradini originali con mattoni in tufo che, oltre ad omologare la cavea dell’antico teatro a una di moderna realizzazione, hanno comportato un intervento altamente invasivo della struttura.

Forse, però, per rimanere meno sorpresi, ma non meno amareggiati, di quanto accaduto, basta risalire ai mandanti di un’opera così meritoria: Sandro Bondi e Marcello Fiori. Il primo fino a pochi mesi fa Ministro dei Beni Culturali, l’altro, in prestito dalla protezione civile, Commissario straordinario di Pompei, proprio per imposizione del Ministro, nonostante la delibera della Corte dei Conti.

Già, perché prima dell’avvento di Fiori il teatro veniva utilizzato, come in altri casi (Ostia e Taormina ad esempio), durante la stagione estiva per alcuni spettacoli, e a tale fine si procedeva all’impianto di strutture in ferro removibili. Poi l’idea davvero straordinaria di Fiori. Idea, inoltre, non isolata. Tra le brillanti intuizioni del commissario straordinario non possono tralasciarsene alcune altre. Iniziando dai 55.000 euro spesi per comprare 1000 bottiglie di vino con l’etichetta Villa dei Misteri della cantina Mastroberardino, in parte spedite alle ambasciate estere, per la gran parte lasciate ad invecchiare in un magazzino. Passando per i 3.164.282 euro dati alla Wind per il progetto “Pompeiviva”, con omonimo sito internet, corredato di un imbarazzante video che avrebbe dovuto attrarre visitatori. Ancora, gli 81.275 euro spesi per la visita (solo annunciata!) del premier ed in parte impiegati per la realizzazione, lungo il cardo che porta alla domus di Lucrezio Frontone, di una moquette. Senza contare i 102.963 euro spesi nel censimento e nel relativo profilo immesso in internet dei cani randagi.

Il teatro di Pompei, diversi siti romani, tantissimi resti disseminati nell’agro romano e mille altri ancora, sono parti uniche di un Paese distratto e ineducato all’apprezzamento delle sue ricchezze. Di un Paese sempre più povero in parti sempre più ampie della sua società, ma che trova risorse per far stendere un red carpet sul basolato romano di Pompei, per facilitare il passaggio del suo premier.Competenza, serietà, affidabilità e senso dello Stato possono ancora salvare quel che resta. E questo, sì, sarebbe nell’interesse di tutti. Idea peraltro non adeguatamente ostacolata da quanti, in qualità di addetti ai lavori, avrebbero dovuto farlo, così si va avanti con restauri che diventano sempre più rari e talvolta non sono possibili neppure se necessari.

Bella giornata per i promotori dei quattro Referendum che hanno portato ieri e oggi gli italiani alle urne, per esprimersi in merito alla privatizzazione dell’acqua, al ritorno del nucleare in Italia e al legittimo impedimento. Non solo è stato raggiunto il quorum, fatto che rende valido il risultato finale del voto, ma in tutti e quattro i quesiti hanno vinto i SI, con una percentuale che supera il 90 per cento. Le norme dei quattro quesiti, dunque, verranno abrogate per volere degli elettori. L’affluenza alle urne per questo Referendum è stato del 57 per cento: dopo il 41 per cento della prima giornata di votazioni, era chiaro che il quorum era decisamente abbordabile questa volta, a differenza delle ultime chiamate al voto referendario, sempre cadute nel vuoto per il non raggiungimento del quorum.
Erano 16 anni che non accadeva.
I SI hanno stravinto, com’era evidente
dopo la notizia del raggiungimento del quorum: per tutti e quattro i quesiti la
percentuale è stata superiore al 95 per cento. SI che valgono tre NO: no alla
privatizzazione dell’acqua, no al nucleare e no al legittimo
impedimento.

Ancora prima dell’annuncio ufficiale del raggiungimento del
quorum, i promotori del Referendum hanno festeggiato. Lo stesso Silvio
Berlusconi
, questa mattina, rompendo il silenzio elettorale aveva
sottolineato che il suo governo avrebbe dovuto “dire addio al nucleare in
seguito del voto popolare
“, aggiungendo poi che “dovremo impegnarci
sulle energie rinnovabili
“.

Schematizzazione dei risultati:

-Servizio pubblico (1° quesito)

 

 

 

-Privatizzazione Acqua (2° quesito)

 

 

 

-Nucleare (3° quesito)

 

 

 

-Legittimo impedimento

Sondaggio

Pubblicato: 13 giugno 2011 in Varie

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  Diciamo NO all’acqua imbottigliata, spesso di qualità inferiore a quella del rubinetto. Con i soldi (100.000 $ a settimana USA) per lo smaltimento, si potrebbe migliorare di gran lunga la qualità dell’acqua e l’efficienza del servizio.

No al consumismo! No alla privatizzazione! No all’inquinamento! SI all’acqua del rubinetto!

VANTAGGI:

L’acqua del rubinetto    costa pochissimo da 0,40 a 0,60 euro al metro cubo (1000 litri!). L’acqua    in bottiglia costa circa 500/1000 volte di più

  • L’acqua del rubinetto    è corrente, scorre ed è viva. Quella minerale potrebbe essere stata    imbottigliata molti mesi prima del consumo e conservata in luoghi caldi    o, comunque, sotto la luce diretta.
  • L’acqua del rubinetto    è immediata e comoda. Apri e sta lì, pronta da bere. Quella in bottiglia    richiede uno spostamento ed, inoltre, è scomoda e pesante da trasportare.
  • L’acqua del rubinetto    subisce controlli molto più frequenti e più dettagliati rispetto all’acqua    in bottiglia in quanto le analisi chimico-batteriologiche possono essere    eseguite – per legge – anche una sola volta ogni cinque anni.
  1. L’acqua del rubinetto    è più ecologica ed energeticamente efficiente. Niente bottiglie di    plastica, né inquinamento per trasporti su camion. Le bottiglie di    plastica sono antiecologiche, costose e difficili da smaltire. In Italia    se ne accumulano 150.000 tonnellate all’anno in rifiuti!
  2. L’acqua del rubinetto    è vittima dell’ingiustificata credenza che la vuole qualitativamente    inferiore a quella in bottiglia. Cosa non affatto vera, non ci sono    motivi fondati per ritenere l’acqua minerale più salutare. Ciò non    significa che l’acqua in bottiglia non sia di buona qualità. Sopravvalutare    la minerale però è poco ragionevole.
  3. Imbottigliare l’acqua e    rivenderla 1000 volte il suo prezzo è semplicemente un’operazione speculativa,    in cui la rendita è sicura. Per questo sempre più grandi multinazionali    sposano l’ingresso in questo mercato.

Risultato: 7-0

Il video dimostra esplicitamente che l’acqua in bottiglia è svantaggiosa per Noi e per l’Ambiente

http://www.youtube.com/watch?v=3KpbWAAi7n0&feature

A voi la scelta!

(Raffaele Liucci)

    Il pentito di mafia Gaspare Spatuzza, condannatoper le stragi del 1993 e del 1994 a Firenze, in questi  giorni ha rilasciato una dichiarazione spontanea durante il processo in corso: “Nel maggio 1993 sono arrivato a Firenze da terrorista. Il nostro obiettivo era di colpirla nel cuore e ci siamo riusciti. Oggi, dopo diciassette anni vengo come collaboratore di giustizia, pentito, e chiedo perdono. Un perdono che può non essere accettato, può essere strumentalizzato, ma dovevo farlo”. Gli stessi boss di Cosa Nostra organizzarono l’attentato del lontano gennaio 1994- questo è quanto afferma il pentito.

Gaspare Spatuzza fu arrestato nel 1997 e solo dopo undici anni, quando si è iscritto alla facoltà di teologia, ha iniziato a collaborare con la giustizia, anche se non gli fu riconosciuto il programma di protezione.

Il giorno seguente all’interrogatorio, Cicchitto, capogruppo Pdl, ai giornalisti ha enunciato: “Spatuzza, un pentito ad orologeria che riparla al momento giusto e con gli obiettivi giusti” che tuttavia getta un’ombra inquietante sul già provato e discusso governo italiano.

La magistratura viene a conoscenza di importanti informazioni, dal racconto dell’episodio del suo incontro con Giuseppe Graviano a Roma durante il quale il boss avrebbe fatto anche il nome del premier. Spatuzza dopo essersi presentato nell’aula bunker di Firenze, descrive la trattativa che avvenne tra mafia e stato in quegli anni, tra la malavita organizzata ed importanti cariche dello stato, quali Silvio Berlusconi e Marcello dell’Utri che tutt’ora rivestono ruoli di alte cariche istituzionali.

Durante il lungo interrogatorio tenutosi il 3 febbraio c.a., il pentito ha riferito contestuali parole: “Ci siamo messi il paese in mano, grazie a loro”- “Avevamo le spalle coperte dal partito di forza Italia” e confessa di essere stato uno dei tanti artefici a confezionare gli ordigni, che da lì a poco avrebbero fatto vittime e feriti del cuore di Roma e successivamente Firenze. Non sarà un caso, all’alba del giorno seguente alla strage, nascerà il così tanto e discusso partito di forza Italia. Già in precedenza lo scrittore Roberto Saviano aveva accennato le trattative tra mafia e politica nel celeberrimo libro Gomorra, lasciando intendere che lo stesso partito fosse nato col fine riciclare i soldi provenienti da attività illecite della malavita organizzata. La confessione del terrorista pentito Spatuzza, non fa altro che allungare l’oblunga lista delle sccuse fatte al nostro presidente del Consiglio. Questi con il gran supporto dei numerosi avvocati e leggi messe ad hoc sin’ ora è sempre riuscito a sottrarsi al giudizio della Magistratura, burlandosi dell’Art.3 della costituzione dove si sancisce che la legge è uguale per tutti.

                                                                                                                                                                                                                                                         (Raffaele Liucci)